Nel mondo immaginario che ho costruito per lui, a Gaza, Walid e io giochiamo alla scuola. Mio figlio ha solo tre anni ed è dall’inizio della guerra che recito per proteggerlo. Voglio che creda che la nostra tenda da sfollati sia una villa, che i pochi vasi siano un giardino, che le bombe che piovono intorno a noi siano fuochi d’artificio. Ogni sorriso che riesco a strappargli vale tutte le bugie che gli dico. Walid si è appena affacciato alla vita quando la sua esistenza viene stravolta. Mese dopo mese, la normalità sparisce: niente scuola, niente giochi, niente dolci, e poi sempre meno tutto, casa, cibo, calore, elettricità, vita. Ma c’è una cosa che suo padre Rami decide che va salvata a ogni costo: il suo sorriso. Così, mentre la distruzione avanza e la famiglia è costretta a uno, due, tre, quattro trasferimenti forzati per cercare di sfuggire ai bombardamenti, passando da un appartamento a una tenda, con la complicità della moglie Rami crea intorno a Walid una bolla in cui ansia, tristezza e morte non possono entrare. Ogni esplosione è applaudita come un fuoco d’artificio, i droni sono uccelli che vengono a dargli il buongiorno e la tenda diventa la sua classe. Rami sa che, qualunque cosa succeda, non deve permettere che la gioia negli occhi del suo bambino si spenga. Accolta da straordinarie recensioni come una versione reale e poetica de La vita è bella per il dramma di Gaza, l’indimenticabile dichiarazione d’amore di un padre per suo figlio e, insieme, il più efficace e realistico resoconto di un giornalista coraggioso sulla tragedia palestinese. Un romanzo-verità unico e prezioso, un canto di speranza mai vinta che emoziona, informa, commuove.
Rabi Abou Jamous è scrittore e giornalista, vive a Gaza con la famiglia. Dal 2023 per due anni lo ha fatto in una tenda in un campo profughi. Nonostante i numerosi trasferimenti e le immani difficoltà, non ha mai smesso di collaborare con la stampa estera per raccontare la quotidianità del conflitto. Ogni giorno invia ai 150 giornalisti e volontari raccolti nel suo gruppo WhatsApp lo stesso messaggio: «Sono ancora vivo». Con un collega, ucciso il 19 novembre 2023, è cofondatore dell’agenzia Maison de la Presse. Collabora come corrispondente per diversi media francesi, da Radio France a France24.Nel2024 gli sono stati conferiti tre prestigiosi premi Bayeux per i corrispondenti di guerra, in tre diverse categorie: è la prima volta che accade.
Rabi Abou Jamous è scrittore e giornalista, vive a Gaza con la famiglia. Dal 2023 per due anni lo ha fatto in una tenda in un campo profughi. Nonostante i numerosi trasferimenti e le immani difficoltà, non ha mai smesso di collaborare con la stampa estera per raccontare la quotidianità del conflitto. Ogni giorno invia ai 150 giornalisti e volontari raccolti nel suo gruppo WhatsApp lo stesso messaggio: «Sono ancora vivo». Con un collega, ucciso il 19 novembre 2023, è cofondatore dell’agenzia Maison de la Presse. Collabora come corrispondente per diversi media francesi, da Radio France a France24.Nel2024 gli sono stati conferiti tre prestigiosi premi Bayeux per i corrispondenti di guerra, in tre diverse categorie: è la prima volta che accade.

