Ubi Sapientia est, Pax et Iustitia regnant

Giovedì 25 aprile 2024, in occasione della Festa della Liberazione, la libreria sarà chiusa.
Il figlio
Autore: Philipp Meyer
Editore: Einaudi
Argomento: Romanzi da non perdere
Prezzo: € 20,00
Non ci si imbatte spesso in simili capolavori. Una saga familiare che attraversa quasi duecento anni di storia americana, dove assoluta protagonista è la terra e la brama per il suo possesso. Un desiderio che coinvolge tutti, senza distinzioni di razza, e che spinge l'uomo a compiere gli atti più spietati e cinici. Una scrittura potente, uno scrittore che già aveva impressionato con "Ruggine americana".  Un libro da non perdere che lascerà il segno. Francesco Nicolli

Una cavalcata avvicente attraverso le pianure selvagge, i pascoli verdeggianti, le vallate impervie, i guadi nascosti di un Texas vero protagonista di questo romanzo in cui una grande epopea western si intreccia alle speculazioni finanziarie. Una saga famigliare che dimostra come sotto le fortune di una dinastia e di una nazione si nascondano terribili crimini.
Vittorio Campana

Dalle grandi praterie annerite da immense mandrie di bisonti, agli smisurati ranch di proprietà di un pugno di allevatori che regnavano come monarchi assoluti su schiere di vaqueros, al paesaggio arido e desolato punteggiato dalle torri dei campi petroliferi, la storia del Texas occidentale è la storia di un susseguirsi di massacri, la storia di una terra strappata di mano piú e piú volte nel corso delle generazioni. E inevitabilmente anche la storia dei McCullough, pionieri, allevatori e poi petrolieri, è una storia di massacri e rapine, a partire dal patriarca Eli, rapito dai Comanche in tenera età e tornato a vivere fra i bianchi alle soglie dell'età adulta, per diventare infine, sulla pelle dei messicani e grazie ai traffici illeciti fioriti nel caos della Guerra Civile, un ricchissimo patrón. Ma se Eli McCullough, pur sognando la wilderness perduta, non esita ad adattarsi ai tempi nuovi calpestando tutto ciò che ostacola la sua ascesa, suo figlio Peter sogna invece un futuro diverso, che non sia quello del petrolio che insozza la terra e spazza via i vecchi stili di vita, e non può che schierarsi con trepida passione dalla parte delle vittime. La storia, però, la fanno i vincitori, ed ecco allora Jeanne, la pronipote di Eli, magnate dell'industria petrolifera in un mondo ormai irriconoscibile, in cui di bisonti e indiani non c'è piú neanche l'ombra, e i messicani sono stati respinti al di là del Rio Grande. Toccherà a lei affrontare, nel modo piú letterale possibile, un tragico e inesorabile ritorno del rimosso. Dopo aver esplorato, in Ruggine americana, le rovine dell'impero industriale statunitense, in questo romanzo western anomalo e modernissimo, fortemente politico e per nulla ideologico, Philipp Meyer indaga senza reticenze le origini di quello stesso impero, per raccontarci quanto è sempre stato sottile il confine che separa l'eroismo dalla ferocia.
Philipp Meyer è cresciuto a Baltimora, Maryland. Ha lasciato il liceo a 16 anni. Dopo aver lavorato per diversi anni in un centro traumatologico, si è iscritto alla Cornell University, dove ha studiato letteratura inglese. Dopo la laurea, ha lavorato in banca, poi come operaio edile, e infine di nuovo in un ospedale. I suoi racconti sono usciti su «The New Yorker», «Esquire», «McSweeney's», «Salon» e l'«Iowa Review». Ruggine americana (Einaudi 2010 e 2014) è stato nominato Miglior libro del 2009 da «The New York Times», dal «Los Angeles Times» e dall'«Economist» ed è stato inserito nella Newsweek's list of «Best Books Ever», Amazon Top 100 Books of 2009, Washington Post Top 10 Books of 2009. Philipp Meyer è stato selezionato da «The New Yorker» tra i 20 migliori scrittori sotto i 40 anni. Il suo ultimo libro è Il figlio (Einaudi 2014).

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