Terzo romanzo di questa autrice statunitense sempre molto spiazzante. Una comunità apparentemente molto religiosa viene scossa dall'arrivo di una ragazzina, o è un ragazzino?, che non dà risposte e non si fa catalogare nel suo silenzio impenetrabile. Emergono temi importanti come l'identità discussa, l'ipocrisia, la catarsi collettiva, il razzismo latente. Vittorio Campana
In un paesino di provincia arriva una persona sconosciuta. Gli abitanti la trovano addormentata sulla panca di una chiesa, dove si è fermata a cercare riparo durante la notte. Ha un’età giovane ma indefinita, la pelle di un colore diverso dalla loro, e a prima vista è impossibile stabilire di che sesso sia. Capisce la loro lingua, ma si rifiuta di parlare e raccontare la sua storia. La comunità, unita da una forte fede religiosa, si dichiara pronta ad accoglierla: ma sarà in grado di farlo davvero? Nei sei giorni successivi (quelli che precedono l’annuale «Festival del perdono», una tradizionale cerimonia di catarsi collettiva), gli abitanti del paese tenteranno in tutti i modi di fare i conti con questa figura inerme ed enigmatica che li lascia continuamente in scacco, e finiranno per essere loro a mettere a nudo i propri sentimenti più profondi, le proprie paure, le proprie ipocrisie.Sfuggendo alle ipotetiche «verità» di tanta narrativa autobiografica, uno dei migliori talenti della nuova narrativa americana scrive un romanzo breve fantasioso e provocatorio che ci mette di fronte a domande profonde: siamo capaci di accogliere l’altro senza farlo rientrare nelle nostre categorie di interpretazione del mondo? È possibile relazionarci fra esseri umani prescindendo dalle caratteristiche corporee? È più facile aprirci con chi non ci mette di fronte un’identità precostituita?
Catherine Lacey è nata a Tupelo, nel Mississippi, nel 1985, e vive a New York. È stata scelta dalla rivista «Granta» come una delle migliori nuove voci del 2014, ed è stata finalista allo Young Lions Award, il premio della New York Public Library per i migliori autori under 35. Nessuno scompare davvero (SUR 2016), il suo romanzo d’esordio, è stato incluso fra i migliori libri dell’anno dal «New Yorker», dall’«Huffington Post», da «Vanity Fair» e da «Time Out».
In un paesino di provincia arriva una persona sconosciuta. Gli abitanti la trovano addormentata sulla panca di una chiesa, dove si è fermata a cercare riparo durante la notte. Ha un’età giovane ma indefinita, la pelle di un colore diverso dalla loro, e a prima vista è impossibile stabilire di che sesso sia. Capisce la loro lingua, ma si rifiuta di parlare e raccontare la sua storia. La comunità, unita da una forte fede religiosa, si dichiara pronta ad accoglierla: ma sarà in grado di farlo davvero? Nei sei giorni successivi (quelli che precedono l’annuale «Festival del perdono», una tradizionale cerimonia di catarsi collettiva), gli abitanti del paese tenteranno in tutti i modi di fare i conti con questa figura inerme ed enigmatica che li lascia continuamente in scacco, e finiranno per essere loro a mettere a nudo i propri sentimenti più profondi, le proprie paure, le proprie ipocrisie.Sfuggendo alle ipotetiche «verità» di tanta narrativa autobiografica, uno dei migliori talenti della nuova narrativa americana scrive un romanzo breve fantasioso e provocatorio che ci mette di fronte a domande profonde: siamo capaci di accogliere l’altro senza farlo rientrare nelle nostre categorie di interpretazione del mondo? È possibile relazionarci fra esseri umani prescindendo dalle caratteristiche corporee? È più facile aprirci con chi non ci mette di fronte un’identità precostituita?
Catherine Lacey è nata a Tupelo, nel Mississippi, nel 1985, e vive a New York. È stata scelta dalla rivista «Granta» come una delle migliori nuove voci del 2014, ed è stata finalista allo Young Lions Award, il premio della New York Public Library per i migliori autori under 35. Nessuno scompare davvero (SUR 2016), il suo romanzo d’esordio, è stato incluso fra i migliori libri dell’anno dal «New Yorker», dall’«Huffington Post», da «Vanity Fair» e da «Time Out».
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